Thursday, 2nd of May 2024

Stage con L'autore di BIODANZAWEB

Stage di Approfondimento Metodologico sulla Semantica Musicale - Vincenzo Servodidio

Alcuni Incontri a tema
già presentati e
proponibili a richiesta

Stage di Biodanza con Voce - Musica - Percussioni - Vincenzo Servodidio

Stage di Biodanza: TERRA Nutrire la Relazione Affettiva come Seme di Vita - Vincenzo Servodidio

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Chi Siamo

vince smallBIODANZAWEB nasce da un'idea di Vincenzo Servodidio per facilitare la raccolta di informazioni, testi, articoli e annunci di eventi. L'accesso alla pubblicazione è totalmente gratuito ed è riservato agli insegnanti titolati di Biodanza, nel mondo.

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Dieci buone ragioni per fare Biodanza

Dieci buone ragioni per fare Biodanza

(da un articolo scritto da Simona Malta - Facilitatrice di Biodanza)


1. Per ballare, muoversi! Biodanza è movimento. Una sessione di biodanza dura circa due ore e, dopo una prima introduzione verbale e la condivisione delle proprie esperienze nel gruppo, si danza. Sono invitata a esprimere la mia emozione con il movimento tenendo conto delle mie capacità, cercando di restare in contatto con il piacere e senza introdurre sforzo.
2. Per imparare a rallentare. Con la Biodanza ho imparato il piacere di entrare in un tempo dilatato, dove la sensibilità è amplificata e posso incontrare l’altro con maggiori cura e attenzione, avvertendo una connessione profonda con l’universo, la totalità. Ho acquisito progressivamente la capacità di prendermi il tempo per rigenerarmi e acquistare nuove energie.
3. Perché mette allegria, per restare giovani. Danzare in connessione con il piacere del mio movimento entrando nell’intensità della danza nel qui-e-ora mi fa sentire più leggera e mi libera della pesantezza della vita di tutti i giorni. Con la Biodanza ho iniziato quindi a vivere il mio corpo in modo gioioso: emerge in me una “luce interiore” che è una fonte di giovinezza a cui posso attingere in ogni momento.
4. Per incontrare nuovi amici. La Biodanza si pratica in gruppo, non è possibile fare Biodanza da soli. Nella sala di Biodanza incontro i compagni del gruppo generalmente senza sapere nulla di loro, da dove vengono, quali sono le motivazioni che li hanno portati lì, i loro desideri, le loro esperienze: sono nella condizione ideale per potermi presentare al gruppo per quella che sono tramite il solo movimento, posso preferire di non parlare della mia vita ed esprimere nella condivisione verbale solo le emozioni che ho vissuto durante la danza. Questa condizione ha creato per me le basi per un incontro “genuino”. Nella sala di Biodanza ho incontrato amicizie per la vita.
5. Per guardarsi negli occhi. Fin dai primi gruppi di Biodanza che ho frequentato ho vissuto l’emozione profondissima generata dall’incontro del mio sguardo con lo sguardo di un compagno. Succede qualcosa di incredibile per questo mondo abituato a non guardarsi negli occhi: “Sono stato guardata veramente, per la prima volta dopo tanto tempo”. Sentirmi riconosciuta per quella che sono, semplicemente come essere umano è quello che forse più desidero. Ogni giorno.
6. Per abbracciare ed essere abbracciati. Anche l’abbraccio che si pratica nella sala di Biodanza risponde ad una mia esigenza profonda che prima non avevo riconosciuto. In questa società della prestazione, dell’essere efficienti, l’abbraccio è relegato a pochi momenti di intimità, oppure è riservato ai nostri bambini o in qualche fugace saluto con la pacca sulla spalla. In modo naturale, guidata dall’emozione e con la sensibilità amplificata, generata dalla danza di una sessione di Biodanza, incontro l’altro ora con la mia fragilità dandomi il permesso di essere accolta, ora con la mia forza scoprendo di essere accogliente. Imparo, nell’abbraccio a essere un essere umano pulsante, vivo, a contatto di un altro essere umano altrettanto pulsante e vivo.
7. Per imparare a dire no. Praticando Biodanza ho iniziato a percepire maggiormente me stessa in relazione con i compagni del gruppo. Il primo abbraccio nella sala, anche senza saperlo, è stato un abbraccio verso me stessa. Attraverso la percezione del nostro valore ho iniziato a sentirmi libera di dare un limite all’altro e di potere accogliere, specularmente, il limite dell’altro. Ho acquisito progressivamente autostima imparando a dire no alle situazioni di disagio che non mi danno piacere e a chiedere rispetto.
8. Per imparare a dire sì. Con la pratica di Biodanza ho imparato anche a cogliere le occasioni, a dire sì alla vita. Ho iniziato a muovermi nella direzione di ciò che porta piacere e gioia nella mia vita. In una cultura che premia la sofferenza e il sacrificio, del “prima il dovere e poi il piacere”, dire sì al piacere significa uscire dalla depressione, muoversi verso la propria realizzazione personale. Siccome con la Biodanza è rafforzato il vincolo con l’altro e l’universo, la scelta per il proprio piacere non è fine a sé stessa ma si esprime nel rispetto per gli altri e per l’ambiente che ci circonda.
9. Per esprimersi e scoprire la propria creatività. Rolando Toro, l’inventore della Biodanza (Cile, 1924 – 2010) credeva nella capacità creativa di ogni essere umano e ha concepito la Biodanza come strumento per poter esprimere la naturale potenza creatrice di ognuno. Diceva Rolando Toro: “La creatività è un’estensione del processo di vivere”. “La vita umana può somigliare così a un albero che sorgendo dal seme diventa forte e fecondo, nutrito dalla saggezza immemore dell’amore. Fiorire e fruttificare, in modo tanto generoso, che i suoi rami si spezzano per il peso dei propri frutti”. Essere creativi non è appannaggio degli artisti, di una classe elitaria: con la pratica di Biodanza ho imparato che le soluzioni che trovo ai piccoli e grandi problemi quotidiani sono gesti creativi che hanno un valore. Inoltre nella sala di Biodanza ho iniziato a liberarmi dal giudizio estetico: l’accesso una modalità inedita di espressione con il gesto e la danza e ha aumentato la mia padronanza nel linguaggio corporeo.
10. Per vedere il mondo con occhi nuovi. In un percorso di Biodanza progressivamente ho iniziato a sentirmi via via più leggera, più presente a me stessa, ho acquisito autostima e oggi sono più in grado di farmi rispettare, di chiedere accoglienza e di accogliere l’altro a mia volta. Ogni proposta di Biodanza è pensata per esprimere rispetto e cura per la vita. La danza dà accesso al senso di appartenenza al cosmo e all’umanità intera. Fare violenza alla vita significa fare violenza a me stessa. Per questo ho iniziato a guardare me stessa e l’altro con comprensione, con coscienza dei miei limiti e di quelli altrui, e ho iniziato rispettare l’ambiente a partire dai semplici gesti quotidiani.

Principio Biocentrico

Il Principio Biocentrico che ho formulato nel 1970, si ispira al pensiero che l’Universo è organizzato in funzione della vita. Questo significa che la vita è una condizione essenziale nella genesi dell’universo. La vita sarebbe, secondo questo approccio, un progetto-forza che conduce, attraverso milioni di anni, la evoluzione del cosmo. Diversi scienziati pensano l’opposto, vale a dire che la vita è il risultato occasionale della combinazione di elementi atomici; questo approccio sembra ingenuo. La possibilità che si generi un organismo vivo per la combinazione fortuita di elementi, senza una previa matrice organizzatrice, è impensabile. Neanche in milioni di anni, il caso potrebbe combinare con efficienza gli elementi atomici per creare un organismo, quantunque possa essere molto semplice. Le relazioni di trasformazione materia-energia sono evolutive e costituiscono diversi livelli di integrazione della vita. La materia-energia solo può generare un organismo vivo quando il pulviscolo cosmico obbedisce a una previa matrice di organizzazione. Tutto ciò che esiste, elementi, stelle, piante, animali ed esseri umani, sono componenti di un “sistema vivente maggiore”. “L’universo esiste perché esiste la vita”, e non “la vita esiste perché esiste l’universo”. L’evoluzione dell’universo è, in realtà, l’evoluzione della vita e culmina con il fenomeno della coscienza. Theilard de Chardin propone che l’universo segua un programma teleonomico diretto al “Punto Omega”, uno stato supremo di perfezione. Questa idea è stata molto contrastata, ma rappresenta una svolta nella concezione di un programma cosmico. Eminenti scienziati come Paul Davies (1), Carl Sagan (2), Fred Hoyle (3), Leo Villaverde (4), sono arrivati alla conclusione che l’universo è un gigantesco ologramma vivo. Il cosmologo Christian de Duve (5), premio Nobel per la Fisica, nella sua opera “Il pulviscolo cosmico” colloca “ la Vita come un imperativo cosmico”. Ilya Prigogine (6), premio Nobel per la Fisica, ha sviluppato la “Teoria del Caos”, sostenendo che i processi che generano la vita si iniziano nelle “zone dissipative”, lontane dai sistemi dell’ordine. Le zone dissipative costituiscono condizioni di fluidità e dinamismo che facilitano processi di organizzazione (questo processo dipende dalle condizioni iniziali), inoltre costituiscono l’espressione di matrici di vita preesistente. Penso che la vita è un “attrattore biologico” nell’ambiente del caos cosmico. Il concetto di “attrattore”, descritto da J.R. Newman nella Teoria del Caos, si riferisce a una forza estranea che appare in alcuni sistemi dinamici e che ha il potere di organizzare gli elementi. Un sistema dato può possedere vari attrattori, ciascuno dei quali ha una sua propria orbita di attrazione nello spazio. Il regno della vita abbraccia tutto ciò che esiste, dai neutrini fino ai quasar, dalle pietre fino al pensiero più sottile. Tutta l’ espressione, tutto il movimento, tutta la danza è un “atto vivente”. Lo separazione degli uomini dalla matrice cosmica della vita ha generato, attraverso la storia, forme culturali distruttive. Le dissociazioni corpo-anima e uomo-natura hanno condotto alla profonda crisi in cui viviamo. Quando prendiamo coscienza di ciò che significa “il miracolo della vita” che ci anima, ci si rivela un sentire assoluto di valorizzazione della esistenza. Se prendiamo come punto di partenza le proposte intrinseche che sorgono dall’atto di vivere e dalla comunione con gli esseri viventi, dobbiamo abbandonare con assoluto decisione qualsiasi tipo di fondamento culturale basato sul denaro e sull’assassinio, così per esempio tutto il delirio giuridico di Oriente e Occidente, con i suoi codici e tribunali di giustizia basati nell’ideologia e non nella vita; le guerre anche sono l’espressione di quella psicosi collettiva che nega la sacralità della vita. Il principio Biocentrico pone il rispetto per la vita come centro e punto di partenza di tutte le discipline e comportamenti umani; ristabilisce la nozione di sacralità della vita. La cultura dovrà essere organizzata in funzione della vita; le nostre forme culturali sono anti-vita. La nuova scienza unificata della vita, si basa nella fusione di tutte le discipline del sapere: Fisica, Chimica, Biologia, Psicologia, Sociologia, Etologia, ecc. I fenomeni superiori della mente, come l’apprendimento, la funzione creativa, l’affettività e la coscienza, debbono essere inclusi in questa visione reale del fenomeno della vita. Zibgnov Wollkovsky (7) afferma che gli organismi vivi sono campi energetici di grande complessità e il loro studio deve raggiungere non solo l’insieme dei processi chimici e atomici, ma tutte le manifestazioni della vita in una visione d’insieme. Il nostro approccio epistemologico parte dalla percezione della “Unità Suprema della Vita”, in un programma implicato che guida la costruzione dell’universo. Condivido senza reticenze l’approccio di David Bohm (8) che afferma: “ I dati reali della scienza solo sembrano aver senso su qualche tipo di fondamento implicato o trascendentale, sottostanti ai dati espliciti”. La percezione della “Unità Suprema” sperimentata dai mistici, è perfettamente coerente con questa visione. Possiamo scoprire negli stati di espansione di coscienza, questa realtà fondatrice e penetrare nelle radici di una “Cultura della Vita”. La proposta del Principio Biocentrico nel situare “la vita al centro” di tutte le attività umane, in particolare nelle scienze come l’Educazione, Psicoterapia, Economia e Giurisprudenza. E’, forse, l’approccio più appropriato per pensare alla educazione in un contesto di totalità. L’apparizione della coscienza e dell’amore nell’evoluzione della vita, costituiscono due avvenimenti culmine che hanno il potere di dare impulso a nuove forme evolutive della specie umana. Per questa ragione credo necessario fare alcune considerazioni sull’evoluzione della vita e le sue manifestazioni profonde. Questo approccio può conferire all’educazione un punto di partenza originario. Gli studi attuali sull’evoluzione della vita hanno dimostrato che esiste un progresso visibile nelle strategie morfogenetiche e psichiche di diverse specie, se un organismo non si evolve, sparisce dalla biosfera. Sebbene alcune funzioni biologiche siano più perfette negli animali che negli uomini, il livello evolutivo – che culmina nella posizione eretta, nel linguaggio, nella coscienza e nell’amore – sembrano essere di una superiorità differente dovuta al fatto che queste caratteristiche gli conferiscono una grande autonomia creativa rispetto a qualunque altra programmazione animale. La nostra approssimazione all’enigma della vita è intuitiva, così come la comprensione di un’opera d’arte. La percezione estetica è indimostrabile e inaccessibile alla cognizione razionale, si tratta di una vivencia e pertanto, un’esperienza personale. Il nostro approssimarci all’enigma della vita è intuitivo, qualcosa come la comprensione di un’opera d’arte. La percezione estetica non è dimostrabile e inaccessibile alla cognizione razionale, si tratta di una vivencia e, pertanto, un’esperienza personale. La scienza ha conseguito l’accesso alla conoscenza di alcuni processi biologici di immensa complessità e velocità, tali processi di organizzazione lasciano l’impressione che i loro componenti abbiano “coscienza propria”. Un paradigma per le scienze umane Il Principio Biocentrico costituisce il paradigma che potrà servire di fondamento alle scienze umane del futuro: educazione, psicologia, giurisprudenza, medicina e psicoterapia. Il Principio Biocentrico pone il rispetto per la vita come centro e punto di partenza di tutte le discipline e comportamenti umani. Potremmo definire il sentimento di amore come “l’esperienza suprema di contatto con la vita”. Attraverso la Biodanza arriviamo alla fonte originaria degli impulsi di vita. Danza, amore e vita sono termini che alludono al fenomeno di “unicità cosmica”. Il nucleo creatore della cultura del terzo millennio sta per nascere con la restituzione della sacralità della vita. A partire dal Principio Biocentrico possiamo concepire l’universo come un gigantesco ologramma vivo; l’esperienza di unità mistica e identità suprema per noi è perfettamente valida. Possiamo scoprire in questa vivencia fondatrice le “radici di una cultura della vita”. Le leggi attuali di giustizia, che si basano sulla proprietà privata e non sulla vita, sono l’espressione di una psicosi collettiva. La cultura dovrebbe essere organizzata in funzione della vita, le nostre forme culturali attuali sono anti-vita. Il Principio Biocentrico nasce, pertanto, da una proposta anteriore alla cultura e si nutre degli impulsi che generano processi viventi. Il Principio Biocentrico propone il potenziamento della vita e l’espressione dei suoi poteri evolutivi. Biodanza è, da questo punto di vista, “una poetica del vivente, fondata sulle leggi universali che conservano e permettono l’evoluzione della vita”. Il Principio Biocentrico è un riferimento essenziale all’origine cosmica della vita, una sintesi concettuale dell’essere umano con il grande processo di integrazione dell’universo, con i suoi simili e con la sua condizione autonoma di amore e coscienza.

Prof.Rolando Toro Araneda Estratto da BOLLETTINO DI BIODANZA N°3 - Maggio 2007 Traduzione a cura della Segreteria Associazione Biodanza Italia

Fonte: sito BiodanzaItalia 

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